Il potenziale solare ipotizzato della Sicilia è di circa 12.000 MW, secondo solo a quello della Lombardia. Un dato molto significativo che rappresenta terreno fertile per la creazione intensiva di centrali fotovoltaiche.
Lo studio realizzato da The European House Ambrosetti
Secondo uno studio realizzato dalla The European House Ambrosetti, in collaborazione con la società A2A, dal titolo “Verso l’autonomia energetica italiana”, la Sicilia e la Lombardia, sono seguite dalla Puglia e da altre regioni del Centro-Nord. L’insularità siciliana, rispetto al territorio padano, comporta anche maggiore redditività del modulo solare, rendendo l’investimento in fotovoltaico sui terreni molto più conveniente di quello agricolo, almeno dal punto di vista economico e competitivo.
La tradizione energetica meridionale
Storicamente il Meridione è sempre stato tra i poli energetici più importanti d’Europa, diventando l’approdo per alcuni dei grandi metanodotti esteri, per le raffinerie e i giacimenti in mare e sulla terraferma, per la presenza di alcune grandi centrali come quella di Brindisi e per le nuove forme di produzione come quella della bioraffineria di Gela, che ricava idrocarburi non petroliferi dai rifiuti. Per quanto riguarda le rinnovabili, oltre agli impianti di energia solare, vanno menzionati l’idroelettrico e l’eolico, talvolta disposti anche in maniera invasiva, scatenando le proteste di chi tiene alla cura del paesaggio, dell’ambiente e delle biodiversità.
La “risorsa” rifiuti
Secondo lo studio, bisogna porre maggiore attenzione anche ai rifiuti, in cui spesso si nasconde un alto potenziale energetico. Si calcola che, in Italia, lo sfruttamento energetico dei rifiuti potrebbe consentire un recupero energetico di oltre 8 milioni di tonnellate. L’esempio più comune è quello dei fanghi prodotti dai depuratori, che a seguito della fermentazione forniscono metano non fossile, in grado di soppiantare quello importato o estratto dai giacimenti.